lunedì 15 ottobre 2007

Diario di una persona delusa

Eccomi qui, ad aprire un blog su una piattaforma di cui so poco e niente. Così come poco e niente di me saprete voi, cari lettori (casuali, perché certo non andrò a parlare di questo spazio a chi mi conosce). Capirete, dalle finali degli aggettivi rivolti a me stessa, che sono di sesso femminile, questo sì: altro non vi dico, e non voglio che voi sappiate. Quel che voglio dire, lo scriverò, e così voi lo leggerete, spero non troppo alterato dalla mia brama di spiegare tutto, classificare tutto, giudicare tutto, che fa perdere talvolta alla mia prosa quella chiarezza da vetro di finestra auspicata da un noto scrittore politico britannico in uno dei suoi saggi.

Esulcerata: così mi definirei se fossi in vena di utilizzare termini tanto aulici quanto inutili. Ferita da sempre e per sempre, dico per farmi capire.
Ferita dal constatare che i violenti, gli ignoranti, i meschini potenti l'hanno sempre vinta (e assicuro che non si tratta di un puro esercizio polemico in stile dickensiano: è proprio vero).

Ferita dal vedere ogni giorno con i miei occhi, dal toccare ogni giorno con le mie mani il fatto che davvero in questa società, come scriveva Orwell nel suo "1984",

"WAR IS PEACE
FREEDOM IS SLAVERY
IGNORANCE IS STRENGTH" *

e che in (quasi) nessuno la cosa sembri scatenare il benché minimo fastidio.
Ferita da tante cose, da tante armi non tutte convenzionali, da tanti episodi che sarebbe lungo raccontare e noioso ascoltare, oltre che sostanzialmente inutile, da ambo le parti, rievocare.
Ferita dalla sistematica mistificazione della realtà che vedo avvenire ovunque, a opera di chiunque.

Ferita dai brutti scherzi che mi ha fatto l'impegno politico, e non dirò di più.
Ferita dal senso del ridicolo che io posseggo ed altri no, dalla vergogna che io sono capace di provare e altri non sanno neanche dove sta di casa, dalla fatica di conservare la mia dignità personale in mezzo alle calunnie.

Ferita da molte parti, ferita sotto molti aspetti.
Eppure cammino ancora, e forse è questo che conta.

Cammino, talvolta reggendomi alla spalla di qualche amico, di un fidanzato troppo buono per me, e forse è questo che mi ricorda cos'è la felicità.
Cammino sperando di non lasciarmi più indurre dal mio sistema nervoso fragile, tormentato quasi per gioco da gente inqualificabile, a mordere una mela sperando con tutto il cuore che sia avvelenata come quella di Biancaneve.
Cammino in mezzo al mondo, senza illudermi che qualcuno mi noti, cammino cercando di ricordare la gioia, cercando di ripetere a me stessa che l'entusiasmo tornerà, che sarò ancora la più brava della classe, che avrò ancora qualche riconoscimento per le mie capacità, in qualche non meglio definita sacca dello spazio-tempo dimenticata dal dèmone dell'ignoranza che possiede il mondo.

E quindi possiamo dire che oggi, quanto a vittimismo, abbiamo dato. :-)


* "La guerra è pace
La libertà è schiavitù
L'ignoranza è forza" (slogan del Partito Socialista Inglese immaginato da Orwell nell'opera citata)